Sono passati tre anni dall’intervento del giornalista e conduttore televisivo Franco Di Mare su Uno Mattina. Di Mare lamentava un salario troppo basso per i docenti italiani, a fronte di un lavoro faticoso e che richiede ore di aggiornamento e straordinarie doti umane. Sono trascorsi 3 anni, eppure non è cambiato nulla: in un rapporto OCSE del 2020 è addirittura emerso che un insegnante italiano guadagna la metà di uno tedesco.
Di Mare chiedeva maggiore sostegno alla classe lavoratrice degli insegnanti: la scuola è infatti presidio formidabile di civiltà, un baluardo di progresso per strappare ragazzi difficili al richiamo della strada.
Gli insegnanti sono così demotivati e non premiati per gli sforzi compiuti, generando in questo modo disinteresse nei loro alunni. Un incremento degli stipendi di maestri, professori e docenti, invece, sarebbe un ottimo investimento per formare la classe dirigente del futuro e offrire all’Italia la possibilità di risplendere economicamente.
STIPENDI ITALIANI TRA I PIÙ BASSI IN EUROPA
Invece, il quadro offerto dalla scuola italiana è completamente diverso: aggressioni di genitori e alunni contro gli insegnanti, disinteresse nello studio, episodi di vandalismo negli istituti indicano una situazione scolastica che dovrebbe essere sottoposta a un intervento profondo, a partire dalla tutela della classe degli insegnanti. L’insegnante ha perso il suo ruolo sociale di spicco, svilito da una remunerazione insufficiente e dalla mancanza di controllo di genitori e alunni.
Dopotutto, come ha fatto notare Di Mare tre anni fa, scuola e famiglia sono i presidi educativi nella vita dei giovani. Essi devono cooperare per favorire la crescita dell’alunno e prepararlo alla vita fuori dalle pareti scolastiche.
L’istruzione apre la mente, rende le persone più consapevoli e cittadini migliori. Studiare significa essere liberi, avere una propria visione e fare in modo che il mondo sia libero da intolleranza, violenza e conflitti.
Fondatore di Your Edu Action, con un passato tra editoria e libri scolastici. Affascinato da sempre dai meccanismi dell’apprendimento