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MI PIACEREBBE!
Benessere a scuola

La scuola dei vincitori

Nelson Mandela diceva che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso. Ed allora: la scuola che vorrei è la scuola che in un periodo così difficile resta lucida e non molla. Una scuola più che mai dell’apprendimento collaborativo.

Una scuola verde, come la speranza, che coltivi insieme alle piante una dimensione relazionale e collaborativa, il senso di appartenenza al gruppo-classe sì, ma anche alla intera comunità, scolastica e sociale.

credit: Serenella Nardoni

Una scuola di “spes contra spem” in cui gli alunni imparino ad assumersi responsabilità e a prendersi cura degli altri così come a prendersi cura del seme.

Questa sarebbe la scuola dei vincitori, che non si arrendono e credono nella corresponsabilità educativa e provano a costruire anche un buon legame con il territorio.

La scuola della sostenibilità insomma può davvero esistere. Una scuola dal cuore verde, amica dell’ambiente, che aiuti a capire la fragilità e la complessità dell’ambiente naturale e sociale, che educhi all’amore per la nostra casa comune e insegni a prendersene cura.

Una scuola anche delle emozioni e della ricerca del senso: una scuola attenta ai desideri, alle emozioni ed ai sentimenti di tutti, alunni e insegnanti.

Una scuola insomma in cui star bene, in cui l’insegnante assecondi gli alunni nella ricerca del significato, a partire dallo stupore, che viene alimentato e approfondito.

Una scuola che sa parlare al cuore, non solo alla mente, sa far scoprire la bellezza e fa star bene tutti. In una scuola così gli ambienti sono curati, gli spazi sono pensati per favorire il piacere dello stare insieme.

Una scuola efficiente in cui si impari a dibattere creando spazi di libera espressione, aperti ai tanti linguaggi, aiutando ciascuno a trovare il proprio.

Nella nostra scuola abbiamo deciso di applicare la metodologia del DEBATE che permette di acquisire competenze trasversali (life skills) e curricolari, smontando alcuni paradigmi tradizionali e favorendo il cooperative learning e la peer-education, non solo tra studenti, ma anche tra docenti e tra docenti e studenti. Un gioco che diverte docenti e alunni.

credit: Serenella Nardoni

La nostra avventura del progetto “Let’s DEBATE” vede l’intero istituto comprensivo in una rete nazionale di scuole che si confrontano, formano, condividono e diffondono l’esperienza della metodologia del Debate.

credit: Serenella Nardoni

Il Debate, o arte del dibattere, è una pratica antica; potenzia il pensiero creativo, la capacità di argomentare, le competenze di public speaking, la capacità di informarsi e formarsi riguardo un topic (argomento del dibattere) e sviluppa soft skills.

credit: Serenella Nardoni

Questo ci porta a pensare ad una scuola delle alleanze connessa alla vita e al lavoro, che introduca gli alunni alla realtà, fornendo le chiavi per sviluppare competenze durevoli e aiutandoli a scoprire i propri personali talenti, a saper argomentare , ma aiutandosi con la ricerca e con lo studio delle fonti.

Una scuola che aiuti a scoprire le risorse economiche, culturali e sociali dell’ambiente di vita. In una scuola così il dialogo intergenerazionale arricchisce i rapporti, famiglia e società sono coinvolte. In questa scuola del “noi” tutti hanno un contributo da offrire. Nella nostra scuola ad esempio esistono “genitori attivi” regolarmente assicurati e disponibili a svolgere lavori di manutenzione ordinaria ed anche straordinaria ordinaria.

La scuola che vorrei è la scuola della comunità. È una scuola aperta, letteralmente e simbolicamente. Nutre le radici della memoria e incoraggia all’avventura.

Un proverbio africano recita: “per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio“. Pensa a questa frase: quanto è vera nel mondo e nel tempo in cui viviamo? -Chiedo sempre ai bambini.

Secondo noi molto poco: la nostra società è caratterizzata da legami deboli, dalla mancanza di tempo da dedicare alle relazioni ed alla crescita sana di ciascuno.

Ma la scuola che sogniamo esiste già.

È quella che stiamo costruendo giorno per giorno perché, come disse Walt Disney, se puoi sognarlo, puoi farlo.

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