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Credo che il covid abbia reso ancora più evidente il ruolo marginale della scuola nei pensieri di chi governa.
“La scuola ci rende liberi” o frasi simili sono oggetto di discussione da anni, ma se da un lato c’è la consapevolezza che questo sia assolutamente vero, dall’altro non si fa nulla per rendere l’istruzione uno strumento di libertà.
La scuola e la cultura rendono liberi solo se l’istruzione è tutelata, incoraggiata e resa importante. Questo significa rendere la scuola premiante per gli studenti impegnati e prevedere quella selezione che ai miei tempi era considerata normale.
Nessuno in passato si è sentito punito da bocciature, era risaputo che se ti impegnavi e studiavi passavi, se facevi il lavativo perdevi l’anno e in questo modo il senso di giustizia e il valore dell’impegno e del merito erano universalmente riconosciuti.
Gli studenti impegnati hanno creato le basi per la crescita economica, perché l’impegno è passato dalla scuola al lavoro, come passaggio spontaneo. E questo era accaduto anche nella generazione precedente, quando il livello di istruzione era inferiore, ma il valore dell’impegno e dell’onestà come realizzazione di sé erano chiari e indiscutibili per tutti.
In quegli anni l’istruzione rendeva liberi, era possibile contare sulle conoscenze apprese con impegno per la realizzazione di sé stessi. Ora non è più così, troppo è stato fatto a tutela degli studenti e nulla è stato fatto per garantire un’istruzione di qualità.
Il livello di conoscenze e competenze all’ingresso della scuola secondaria di secondo grado si è ridotto drasticamente, a volte vi confesso è imbarazzante. L’eliminazione delle bocciature ha abbassato la qualità dell’istruzione e le conoscenze apprese dagli studenti. Perché dobbiamo studiare se poi passano tutti? Questo è un pensiero che si sta ampiamente diffondendo e sono rimasti in pochi a credere nel valore dell’impegno e del merito. Del resto siamo in una società in cui si insegna più la furbizia che l’onestà, e il merito non sempre viene tutelato.
Il Covid ha garantito la promozione per tutti nello scorso anno scolastico, facendo emergere a livello nazionale quanto poco importi l’impegno profuso da docenti e dagli studenti per continuare a studiare nonostante la pandemia. I docenti hanno fatto i salti mortali, hanno imparato ad utilizzare tecnologie che non conoscevano ancora, gli studenti pure, ma chi si è adattato? Quelli che già prima ritenevano lo studio importante e si impegnavano per migliorarsi. Chi è stato premiato? Chi, abituato a fare il furbo, ha approfittato della pandemia per avere un lascia passare.
Cosa abbiamo capito della decisione presa a livello centrale? Forse è meglio fare i furbi? Mi rifiuto di pensare che la scuola stia diventando un facile lascia passare per tutti, mi rifiuto di accettare che il mio ruolo sia così calpestato.
Il governo non si fida di noi e quindi nel dubbio decide la promozione per tutti. Chi mai si lamenterà? Ora sta pensando di alleggerire di nuovo gli Esami di Stato e di prolungare l’anno scolastico. Di certo gli studenti non hanno potuto studiare come in presenza. Ne siete certi? Vi fidate così poco del corpo docente?
È chiaro che se non si fida il governo, non si fidano neppure le famiglie e ancora una volta il ruolo del docente è calpestato, privato di ogni fiducia e stima. In ogni ambito lavorativo c’è chi opera con passione, puntualità, precisione e impegno e chi approfitta delle situazioni, ma ancora una volta è sul merito che bisogna puntare, non sulla generalizzazione della mediocrità. In caso contrario, cosa ne sarà del futuro?
Docente di Economia Aziendale presso Istituto Tecnico Commerciale “Antonio Zanon” di Udine
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