Sono in viaggio e, nel mentre, penso a cosa potrei scrivere per la scuola e sulla scuola.
Mi vengono in mente tante cose, questo mondo che è entrato a far parte della mia vita, quella vita difficile da collocare, ma facile da guardare, facile perché ho avuto la fortuna di avere modelli a cui ispirarmi, e subito mi viene in mente la scuola, la famiglia, gli amici, quelli che ci accompagnano per un percorso e poi ci lasciano, pronti per risalire in un’altra stazione.
Gli amici, quelli che conosci tra i banchi, quelli della condivisione di emozioni, paure, gioie, quei sentimenti che solo con loro e a quell’età riesci a provare.
Noi insegnanti non dovremmo mai dimenticare una cosa, anzi alcune cose.
Anche noi siamo stati tra quei banchi e la prof che sono lo devo proprio a quei banchi, affinché noi non dimentichiamo chi siamo stati e chi non avremo voluto essere. Allora, dovrebbe essere un viaggio a ritroso, dicotomico, tra alunno e insegnante, quello che ero io e quello che era il mio prof. Come lo avrei immaginato?
Sono sempre stata del parere che, di qualsiasi materia si tratti, è sempre l’insegnante che riesce a trasmettere passione per la materia, che noi ci appassioniamo, proprio perché abbiamo qualcuno che ci trasmette qualcosa. La lezione è pathos, è dialogo, ascolto, la lezione è partecipazione.
Attraverso la lezione abbiamo la grande capacità di favorire a livello emozionale un ragazzo ed è molto importante trasmettergli una giusta educazione sentimentale.
Oggi manca questo, il sentimento, il rispetto verso il sentimento. Per contrastare tanta devianza, abbiamo bisogno di educare al sentimento, quel sentimento che viene messo in discussione in una società liquida, così come diceva Bauman, una società dove l’effimero prende il sopravvento, quell’amore liquido, la paura di amare, tanto che porta alla sottrazione dei sentimenti stessi, ecco a scuola dovremmo insegnare ad amare.
Dovremmo insegnare loro la sicurezza, la sicurezza in sé stessi, perché solo quando siamo sicuri di noi stessi, possiamo rendere sicuri gli altri e non aver paura ad affrontare il mondo che fuori dall’aula ci aspetta.
Sociologa