Da quando i docenti hanno programmato verifiche e interrogazioni con i propri allievi lo studio è diventato per molti di loro selettivo e sporadico: per ogni materia si studia “seriamente” un paio di volte a quadrimestre.
Siamo noi docenti ad aver dato vita a cattive abitudini o prassi contrarie alla didattica stessa e al concetto di studiare.
Si parla spesso di metodo di studio, del fatto che gli studenti non abbiano costanza e continuità quindi, cosa possiamo fare per stimolare e motivare i nostri studenti?
DIVIDERE LA LEZIONE IN 3 FASI
Credo che il primo passo sia quello legato alla gestione del tempo di una singola lezione. Suddividere la lezione in 3 fasi: ripasso iniziale, lezione e conclusioni e domande, potrebbe essere una corretta organizzazione e gestione del tempo.
Dare spazio ad un ripasso iniziale, nel quale ogni studente diventi lui stesso docente dei propri compagni, permette al docente di tenere alta la tensione della classe, magari con una valutazione leggera (un + o un – sul registro) oppure, in caso di più domande, un voto orale vero e proprio.
Questa buona prassi porterebbe di conseguenza ogni studente a dover ripassare quanto fatto in precedenza, aiutare l’intera classe nel mettere in luce i principali argomenti svolti, stimolare il colloquio orale ed infine dare valore ad ogni lezione svolta.
La programmazione concordata degli impegni porta lo studente ad essere “esentato” dallo studio per tutta la durata delle spiegazioni (a volte questo periodo dura anche un mese) rendendo quasi impossibile l’applicazione della metodologia legata alla lezione partecipata. Un docente non potrebbe colloquiare con uno studente se questo non ha ripassato gli argomenti svolti, portando il prof a solitari monologhi e costanti rimproveri verso chi non si è impegnato a partecipare in modo attivo al dialogo.
Spesso la strategia degli studenti è la classica “full immersion”. Riposo assoluto per tutto il periodo delle spiegazioni e poi, ad una manciata di giorni dalla verifica, ore ed ore su libri, appunti e creazione dei famosi bigliettini.
LA METAFORA DELLA MARATONA SUI LIBRI
Una bella metafora che uso in classe è quella della maratona. Molti studenti sono quegli atleti amatoriali che, dopo aver mangiato cibo spazzatura e coca cola sul divano, si alzano appesantiti dal divano un paio di settimane prima della gara e iniziano a correre 42 km tutti d’un fiato.
Qual è la probabilità di finire la gara? Quella di arrivare con un buon tempo? Quella di vincere? Direi vicino allo zero, con la seria probabilità di fare una brutta figura, infortunarsi oppure non partecipare alla gara o ritirarsi durante la stessa.
Se ci pensate molti studenti saltano le verifiche, consegnano in bianco oppure completano parzialmente la verifica buttando le risposte in modo meramente casuale.
Dobbiamo aiutare lo studente ad allenarsi, a sviluppare le proprie abilità in modo graduale attraverso un percorso chiaro e onesto con lui. Un patto didattico nel quale ad ogni lezione le due parti devono collaborare per raggiungere un obiettivo comune: arrivare alla verifica preparati con più valutazioni che non siano sempre e solo quella conclusiva. Valutare diversi step che insieme a quella finale possano esprimere un giudizio globale e realistico del percorso svolto.
Spesso il giudizio su quel studente si racchiude nel voto della verifica mentre nulla si esprime sul percorso fatto. A volte accade che uno studente, bravo a copiare, ottenga un voto positivo pur non facendo nulla in tutto il periodo pre compito, portando l’ira e perplessità da parte del docente.
Dare valore e risultati al lavoro quotidiano svolto in aula stimola la necessità da parte degli studenti di trovare il loro metodo di studio, sperimentare strategie diverse e aumentare la probabilità di successo scolastico.